La settimana scorsa ha segnato un cambiamento significativo nella percezione dei rischi legati alla prima economia mondiale. Durante l'estate, era infatti cresciuta la preoccupazione riguardo l'impatto negativo sul mercato del lavoro dei tassi di interesse elevati, una dinamica che avrebbe potuto spingere l'economia statunitense verso una fase di recessione, trascinando con sé anche le altre economie avanzate.
Questi timori sono stati dissipati venerdì scorso, con la pubblicazione del più recente Jobs Report statunitense, che ha evidenziato uno scenario diametralmente opposto, dimostrando forza e solidità del mercato del lavoro negli Stati Uniti. A settembre, l'economia americana ha creato 254.000 nuovi posti di lavoro, superando ampiamente le previsioni degli economisti, che si aspettavano circa 140.000 nuove assunzioni. Anche il dato di agosto, inizialmente fissato a 142.000, è stato rivisto al rialzo e corretto a 159.000.
Oltre al Non-Farm Payrolls, si segnala un tasso di disoccupazione inferiore alle attese (4,1% rispetto al 4,2% previsto) e un aumento dei salari dello 0,4%, superiore allo 0,3% atteso.
Il Jobs Report ha dunque mostrato dati molto positivi, portando addirittura a una revisione al rialzo di quelli precedenti.
In questo contesto, a 31 giorni dal prossimo incontro della Federal Reserve, il mercato ha rivisto drasticamente le sue aspettative. Fino a venerdì scorso, quando prevalevano ancora dubbi sulla solidità dell'economia statunitense, molti operatori prevedevano un taglio dei tassi da 50 punti base da parte della FED. Oggi, tale ipotesi appare molto meno probabile, con il CME FED Watch che questa mattina indica il 95,3% di probabilità di un taglio di 25 punti base e solo il 4,7% per un taglio di 50 punti base.
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